28 giugno 1994, gli azzurri sono chiamati a battere il Messico per qualificarsi alla fase finale del mondiale. Un compito che sulla carta non appare proibitivo, ma che nasconde diverse insidie visto che fino a quel momento gli uomini di Sacchi non avevano assolutamente convinto. Dopo la pessima partita d’esordio contro l’Irlanda, nella seconda gara c’erano stati segnali di risveglio e naturalmente la vittoria aveva dato maggiore morale all’ambiente e a tutti i tifosi.
I messicani erano molto abili nel palleggio e avevano anche delle buone invidualità con le quali mettere in difficoltà la difesa italiana.
In Italia per l’occasione c’era molta attesa ma anche preoccupazione perché una sconfitta avrebbe voluto dire essere eliminati da un mondiale dove alla vigilia eravamo tra le squadre favorite.
Ricordo ancora bene quel caldissimo pomeriggio italiano in cui speravo di godermi la qualificazione degli azzurri, che scendevano in campo con la seguente formazione:
Marchegiani, Benarrivo, Maldini, Albertini, Apolloni, Costacurta, Berti, D. Baggio, Casiraghi , R. Baggio, Signori
Praticamente era la stessa squadra che affrontò la Norvegia con Marchegiani che sostituiva lo squalificato Pagliuca e Apolloni che giocava al posto dell’infortunato Baresi.
Sacchi continuava a giocare sempre con lo stesso modulo e insisteva con Signori e Berti sulle fasce (entrambi fuori ruolo). Rimanevo perplesso e non capivo perché lasciare in panchina gente di qualità come Zola e Donadoni in una gara da vincere a tutti i costi.
La partenza degli azzurri fu abbastanza buona, ma continuavano ad esserci problemi in zona gol dove Roberto Baggio non brillava e Casiraghi sbagliava tanto.
Ricordo che ad un certo punto, mentre ero seduto sul divano, mio padre si alzò e urlò: “Fai uscire Casiraghi! Prova con Massaro!”. Nel secondo tempo il desiderio di mio padre viene esaudito, Sacchi fa entrare Massaro proprio al posto di Casiraghi.
Al terzo minuto della ripresa Albertini inventa un perfetto lancio per Massaro, l’attaccante del Milan stoppa il pallone di petto e con un bel destro supera Campos. L’Italia passa in vantaggio! Mio padre aveva ragione e ovviamente inizia ad insultare Sacchi per la formazione iniziale.
Dopo il gol gli azzurri iniziano a concedere campo agli avversari e al 58’ ecco la beffa: da fuori area il messicano Bernal fa partire un velenosissimo rasoterra che si infila alla destra di Marchegiani. E’ tutto da rifare! All’Italia serve vincere perché con un pareggio sarebbe terza e dovrebbe sperare nel ripescaggio.
Sacchi prova a cambiare qualcosa con l’inserimento di Donadoni, ma l’Italia non punge. Le uniche occasioni degne di nota sono sbagliate malamente da Berti e Roberto Baggio. Troppo poco per superare un buon Messico.
Gli italiani sperano nel gol del vantaggio, che purtroppo non arrivò mai. Ancora una volta la compagine azzurra aveva dimostrato grossi limiti soprattutto in fase offensiva dove Roberto Baggio continuava a fare fatica e in generale mancava quella brillantezza necessaria per conseguire traguardi ambiziosi in un mondiale molto competitivo. Per il ripescaggio l’Italia doveva sperare nella vittoria della Russia contro il Camerun. I russi dominarono quella partita con un netto 6-1 passeggiando contro un Camerun, che era lontanissimo parente da quello ammirato quattro anni prima a Italia ‘90.
Per fortuna l’Italia passò alla fase successiva, ma che fatica! E soprattutto se gli azzurri erano quelli delle primi tre partite non c’era certo da attendersi grossi risultati.
