Foggia 1992-93, il capolavoro di Zeman e Pavone

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Nell’estate del 1992 il Foggia del presidente Casillo si era notevolmente indebolito. Le cessioni, dal punto di vista tecnico, erano state “pesantissime”: Shalimov fu ceduto all’Inter, Baiano alla Fiorentina, Signori alla Lazio, Rambaudi all’Atalanta, Matrecano al Parma, Barone al Bari e Picasso alla Reggina. Le operazioni di mercato avevano arricchito notevolmente le casse societarie: furono incassati circa 57 miliardi di lire. Dopo queste partenze, e una campagna acquisti sottotono, la compagine di mister Zeman alla vigilia del campionato sembrava essere destinata alla retrocessione.

Il direttore sportivo Pavone cercò di trovare in giro per l’Italia calciatori adatti gli schemi del tecnico boemo. Arrivarono diversi elementi provenienti dalle serie inferiori, molti di loro giovani sconosciuti. Costruire una squadra con un numero così cospicuo di esordienti in Serie A, sembrava essere un vero azzardo.

In difesa arrivarono Di Bari, Bianchini e Fornaciari, quest’ultimo proveniente dal Barletta. Il nuovo terzino sinistro era Giordano Caini del Catania. A centrocampo arrivarono Andrea Seno, acquistato dal Como, Pasquale De Vincenzo, cresciuto nelle giovanili dell’Inter, e Gigi Di Biagio, calciatore proveniente dal Monza e cresciuto nella Lazio. Probabilmente il calciatore più famoso acquistato dalla società di Casillo fu Oberdan Biagioni, che era stato protagonista di ottimi campionati in Serie B con il Cosenza, dove aveva dimostrato di poter valere la massima serie. Per il reparto offensivo vi furono gli arrivi di Pierpaolo Bresciani dal Palermo e del costaricano Hernan Medford, protagonista con la sua nazionale ai mondiali di Italia ‘90.

L’inizio del campionato per i satanelli fu particolarmente negativo e sembrava dar ragione a tutti quelli che avevano già previsto la retrocessione. Nelle prime sette gare i pugliesi collezionarono ben cinque sconfitte, in classifica avevano un misero bottino di tre punti.

Dopo la sconfitta di Ancona, alla settima giornata, con un sonoro 3-0, il Foggia si ritrovò all’ultimo posto in classifica, per Zeman questa volta sembrava essere ormai impossibile ripetere il miracolo delle stagioni precedenti.

In realtà dalla partita successiva per il Foggia arrivò la prima svolta del campionato. I satanelli, grazie ad un rigore siglato da Biagioni all’ultimo minuto, superarono il Parma lasciando l’ultimo posto.

Un netto cambio di marcia vi fu verso la fine di novembre: il Foggia iniziò ad ottenere una serie di vittorie, come quelle contro Lazio e Pescara, fino ad arrivare alla grande partita giocata contro la Juventus di Trapattoni. Il match Foggia-Juventus fu giocato il 13 dicembre 1992 allo stadio Zaccheria. Le due squadre scesero in campo con le seguenti formazioni:

FOGGIA: Mancini, Petrescu, Caini, Sciacca Di Bari Bianchini Bresciani (Nicoli), Seno, Roy (Mandelli),De Vincenzo, Biagioni

JUVENTUS: Peruzzi, Torricelli, De Marchi, Carrera, Galìa, D.Baggio, Conte (Marocchi), Di Canio (Ravanelli), Möller ,Vialli, Casiraghi

Dopo un primo tempo vibrante, la gara si sbloccò solamente nel secondo tempo quando i satanelli, al 5′, con una combinazione rapidissima tra Biagioni e Bresciani riuscirono a portarsi in vantaggio. Dopo cinque minuti ci fu il raddoppio del Foggia con un bellissimo assist di De Vincenzo per Mandelli, il quale con un tocco elegante superò Peruzzi. La Juve accorciò le distanze su un calcio di rigore battuto da Fabrizio Ravanelli. Il Foggia, dopo un difficile avvio di campionato, era ormai ritornato quello della stagione precedente.

Zeman era riuscito a dare un’identità alla squadra e a ripetere il miracolo . Tra l’altro ad aiutare la truppa del boemo vi fu anche l’acquisto nel mercato invernale del talento olandese Brian Roy, che diede maggiore qualità e velocità alla manovra offensiva. Il Foggia proseguì il suo campionato con una discreta media punti chiudendo il campionato al dodicesimo posto.

Ancora una volta, nonostante le cessioni eccellenti, la premiata ditta composta da Zdeněk Zeman e da Peppino Pavone aveva portato a termine una vera e propria impresa. La salvezza, che a molti appariva una chimera irraggiungibile, era divenuta realtà.

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