Nell’estate del 1991 Giovanni Trapattoni lasciò la panchina dell’Inter dopo un ciclo vincente; infatti i nerazzurri in pochi anni avevano vinto uno scudetto, una Coppa Uefa e una Supercoppa italiana.
Al posto del Trap arrivò Corrado Orrico, ex allenatore della Lucchese e famoso per la sua “gabbia”, un particolare tipo di allenamento inventato dal mister toscano. Quella di Orrico fu un’autentica scommessa della società del presidente Pellegrini, una scommessa che a distanza di anni possiamo dire essere stata un po’ azzardata.
Orrico giocava in una maniera diametralmente opposta rispetto a Trapattoni, con una difesa a zona, pressing ed in generale con un modulo offensivo. Inoltre il mister ex Lucchese non aveva mai gestito un gruppo di prime donne come quello dell’Inter e quindi anche la gestione di calciatori del genere era un’incognita.
Molti addetti ai lavori nella scelta di Pellegrini avevano visto un modo per scimmiottare la fortunata scelta del Milan con Sacchi e quella meno fortunata della Juve con Maifredi. In realtà c’erano delle differenze: Orrico aveva già 51 anni, era già un tecnico molto esperto, e in A aveva allenato l’Udinese nella stagione 1979/80. Dopo una carriera caratterizzata da alti e bassi, Orrico si rilanciò nella Lucchese. Con i toscani il buon Corrado vinse il campionato di C1 e nella serie B 1990/91 arrivò a soli due punti dalla promozione in serie A.
Orrico ereditò da Trapattoni una squadra che appariva alla fine di un ciclo, tra l’altro anche il mercato estivo fu abbastanza povero: arrivarono Marcello Montanari dalla Lucchese, un fedelissimo del tecnico toscano, Angelo Orlando, il centrocampista della Roma Stefano Desideri, Massimo Ciocci, che ritornava dal prestito al Cesena, e in prestito dalla Juve il giovane Dino Baggio.
L’ Inter apparve in difficolta sin dall’inizio della stagione, terribile per i nerazzurri soprattutto il periodo di fine settembre quando prima persero 2-1 la partita d’andata del primo turno di Coppa Uefa contro il Boavista, e poi furono sconfitti nettamente in casa della Sampdoria 4-0.
Da quel momento in poi la stagione dei ragazzi di Orrico diventò complicatissima. I nerazzurri furono eliminati al primo turno della Coppa Uefa; infatti a San Siro nella gara di ritorno contro il Boavista non riuscirono ad andare oltre lo 0-0 e in campionato Bergomi e compagni si resero protagonisti di una sfilza di pareggi e di vittorie risicate contro squadre che lottavano per non retrocedere. Nonostante tutto l’Inter era ancora in zona Uefa, ma il 19 gennaio, all’ultima giornata del girone d’andata, arrivò la partita che pose fine all’avventura del tecnico toscano sulla panchina dell’Inter. Atalanta-Inter terminò 1-0 in favore dei bergamaschi grazie ad una rete realizzata dall’attaccante brasiliano Bianchezi.
Orrico, scuro in volta, si presentò in sala stampa rassegnando le dimissioni. Un gesto coerente da parte dell’allenatore dell’Inter, che si assunse tutte le responsabilità.
Responsabilità che in realtà non furono soltanto le sue, che ad onor del vero non fu messo nelle condizioni ideali per rendere al meglio e che per quanto riguarda il calciomercato, a parte l’acquisto di Montanari, non fu mai accontentato.
Su quell’Inter nel nostro libro “L’Altro calcio anni ottanta e novanta” (Edizioni Ultra sport) Massimo Ciocci, attaccante dell’Inter, ha ricordato quella difficile esperienza: «Ritornai all’Inter con grande entusiasmo e molte aspettative, ma purtroppo capitai nel momento sbagliato. La squadra era in una fase di cambiamento con un allenatore nuovo ed una squadra che appariva essere alla fine di un ciclo. Gli stessi tedeschi (Matthaus, Brehme e Klinsmann) erano al loro ultimo anno ed avevano ormai già dato tutto nei campionati precedenti. Con mister Orrico avevo un buon rapporto, ma purtroppo le sue idee tattiche il più delle volte erano in contrasto con tutto l’ambiente. Fu un’annata storta in tutti i sensi e naturalmente in quel clima difficile non riuscii ad esprimermi al meglio. Fu un vero peccato, anche perché il mister mi faceva giocar spesso, ma le cose non andarono nel verso giusto».
La panchina dell’ Inter, dopo l’esonero di Orrico, venne affidata a Luis Suarez, anche questa una scelta azzardata visto che l’ex gloria nerazzurra non allenava una squadra di club da quasi 15 anni. L’Inter col tecnico spagnolo fece peggio rispetto al periodo di Orrico chiudendo il campionato all’ottavo posto, fuori dalle coppe ed eliminata dalla Juventus in Coppa Italia ai quarti di finale.
Una stagione storta in tutti i sensi che avviò la fine ormai prossima dell’era Pellegrini (cederà la proprietà a Moratti nel 1995). Quell’anno lo ricordo anche per la lite Desideri-Suarez, che costò una dura punizione al centrocampista. Ricordo invece una discreta stagione del giovane Dino Baggio, in prestito dalla Juventus, che l’anno dopo a Torino avrebbe dato inizio alla sua bella carriera.
macché ottavo posto! Linter arrivò tredicesima a due punti dalla retrocessione, peggior risulyato di sempre in serie A
Ma che stai dicendo… Quella stagione di cui parli è quella 1993/94, prima di parlare informarsi. Grazie
No no, fu proprio ottavo posto. Il tredicesimo posto, dove si sfiorò la retrocessione, fu raggiunto nella stagione 1993/1994, stagione che comunque vide la conquistabdella seconda coppa Uefa, con Bergkamp capocannoniere. In panchina vi furono Bagnoli e, dopo l’esonero, Marini