La morte di Nazzareno Filippini, il tifoso dell’Ascoli ucciso a calci e pugni

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Era domenica 9 ottobre 1988, si giocava la prima giornata di Serie A, i campionati erano iniziati in ritardo a causa delle Olimpiadi di Seul. Allo stadio Del Duca di Ascoli si disputava il match Ascoli-Inter.

Al termine della partita, le forze dell’ordine iniziarono a far defluire dalla Curva Nord i tifosi interisti, facendoli avviare verso i pullman. Il problema fu che altri mezzi, senza che nessuno fosse stato avvisato, furono lasciati nei pressi della stazione. Così alcuni ultras nerazzurri passarono proprio sotto la Curva Sud dell’Ascoli: a quel punto le due tifoserie si scontrarono e iniziò un pomeriggio da incubo.

Nazzareno Filippini, suo malgrado, fu uno dei tifosi coinvolti negli scontri.

Reno, così chiamato dagli amici, venne colpito più volte alla testa e massacrato con calci e colpi di pietra. Filippini, con il fratello al suo fianco, fu accompagnato immediatamente all’ospedale. Era cosciente, ma le sue condizioni peggiorarono immediatamente. Nazareno entrò in coma profondo, fu trasferito all’ospedale di Ancona, ma purtroppo morì dopo soltanto otto giorni. Era il 17 ottobre 1988.

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Reno aveva 32 anni ed era un grande tifoso dell’Ascoli, faceva parte del gruppo Settembre bianconero. Era rimasto orfano di padre molto presto ed era rappresentante per la Casa Editrice Fabbri. Filippini si sarebbe dovuto sposare con la sua compagna Elisabetta proprio la settimana successiva a quella maledetta domenica. Un destino davvero crudele.

Dopo indagini molto complicate, furono arrestati cinque ultras interisti. Nel giugno 1989, tra lo stupore generale, il giudice istruttore di Ancona decise di rimetterli in libertà per mancanza di indizi.

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Le nuove indagini però non portarono a nessun risulto concreto. La famiglia di Nazzareno ha combattuto per anni per ricevere finalmente giustizia, ma purtroppo a distanza di 34 anni la morte di Fillippini resta ancora senza un colpevole.

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