Marco Macina, uno dei più grandi talenti inespressi del calcio italiano

6214218377186418

Siamo alla fine degli anni settanta, nelle giovanili del Bologna giocano due grandi talenti, entrambi classe ’64. Uno si chiama Roberto Mancini, l’altro è Marco Macina. Sono due attaccanti, hanno grande tecnica e sembrano destinati ad una grande carriera. Purtroppo questa previsione si avvererà soltanto per il primo, per Macina le cose andranno diversamente.

Pochissimi anni fu proprio Mancini a voler ricordare il suo vecchio compagno di squadra. Ecco le sue parole:

“Macina era un classe ’64 come me, mio compagno nelle giovanili del Bologna: era il più forte del mondo tra gli Under 15, poteva essere Messi, non ho mai più visto uno con il suo talento. Ma non gli piaceva allenarsi e si è perso per strada”.

Molti osservatori consideravano Macina superiore a Roberto Mancini . Aveva grande tecnica, velocità e un dribbling fulminante.

L’attaccante nativo di San Marino fu aggregato alla prima squadra del Bologna nella stagione 1981/82. Un’annata sciagurata per gli emiliani che retrocessero in B. Macina collezionò poche presenze, avrà più spazio l’annata successiva in B dove però il Bologna precipitò addirittura in C1.

Da quel momento per Marco Macina iniziarono anche problemi di natura disciplinare; infatti nel febbraio 1983 gli fu recapitata, dal Direttore Generale Giacomo Bulgarelli, una raccomandata con cui viene messo fuori rosa a tempo indeterminato per “essere stato visto, da esponenti della società, in luogo pubblico, contravvenendo così le disposizioni contenute nel regolamento societario”.

Una delle ultime partite di Macina giocata assieme a Roberto Mancini, risale alla nazionale Under 16, quando i giovani azzurri vinsero il titolo europeo di categoria battendo in finale la Germania proprio grazie ad un gol di Macina.

Marco_Macina_-_Milan_AC_1985-86

Marco nel 1985, dopo un’ottima stagione a Parma, tornò al Milan dove Liedholm stravedeva per lui. In maglia rossonera collezionò 10 presenze tra campionato e Coppa Italia. Il tecnico svedese in qualche partita, pur di farlo giocare, schierò 4 punte: Paolo Rossi, Mark Hateley, Pietro Paolo Virdis e Marco Macina.

In quel periodo Liedholm, a proposito del talento di San Marino dichiarò: ” E’ un giocatore più veloce con la palla tra i piedi che senza, mai visto uno così”.

Con l’avvento di Silvio Berlusconi alla presidenza del club, per i rossoneri cambiarono i programmi e Macina venne nuovamente spedito in prestito, questa volta alla Reggiana in C1. A Reggio Emilia l’ex talento del Bologna disputò una buona stagione, ma quella categoria sembrava stargli stretta. Nell’estate del 1987 per Marco c’era ancora la C,  questa volta ad Ancona. Una domenica, a Ospitaletto, sentì un dolore al ginocchio destro. Dopo diversi esami i medici capirono che si era rotto un legamento. Dopo un’operazione complicata e una lunga convalescenza, l’attaccante dell’Ancona giocò le ultime partite della stagione, che poi purtroppo diventeranno anche le ultime partite da professionista della sua breve carriera.

Macina qualche anno fa a “Sportlive” dichiarò:

“Sembrava essere solo una distorsione, il ginocchio non si era gonfiato riuscivo a correre dritto, non a fare i cambi di direzione, quindi continuai ad allenarmi. A dicembre feci un’artroscopia e scoprirono una rottura del legamento collaterale. Fui operato, persi tutta la stagione. Nel 1988 scadeva il mio contratto con il Milan, ma all’epoca, per essere proprietario del tuo cartellino, dovevano passare due anni dal termine dello stesso. Ci fu la possibilità di andare a giocare a Rimini, feci un provino con il Lucca. Anche a livello economico però, erano opportunità inferiori rispetto ad Ancona. Rimasi quindi fermo un anno. Nel 1990, però, non ho avuto grandi possibilità: la mia ultima gara ufficiale è quindi quella contro l’Ospitaletto.

Quali colpe ho avuto durante la mia carriera? Parlare di colpe è difficile: ha pesato l’assenza di fortuna nei momenti importanti. Io in realtà, da ragazzino, dovevo andare all’Inter, non al Bologna. Fui convocato dall’Inter per un provino ma non potei andare, a causa di un’infezione. Quello era l’ultimo raduno che facevano quell’anno, così andai a Bologna. Mi avessero preso i nerazzurri, sarebbe cambiata la mia vita, non perché i rossoblù non fossero all’altezza, ma l’Inter era un’altra cosa. Avevo un grande talento, nei momenti clou però non sono stato supportato dalla fortuna: se non hai quella, non vai da nessuna parte”.

Macina giocò la sua ultima partita nel dicembre 1990 con la nazionale di San Marino. Con lo juventino Massimo Bonini condivide un piccolo record: sono stati gli unici due calciatori di quella nazionale ad aver giocato in Serie A.

Macina, dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, lasciò completamente il mondo del calcio. Da 20 anni lavora presso l’Ufficio del Turismo.

Rispondi